Capita spesso nelle grandi citt saudite di guardarsi attorno e domandarsi ma in che paese mi trovo?, poich a volte di arabi se ne vedono in giro davvero pochi; la zona di Al Batha, a Riyadh, stata giustamente definita una Little Bangladesh poich la maggior parte delle in mano ad operosi immigrati bengalesi; in centro a Yanbu si notano solamente gli svolazzanti salwar kameez degli infaticabili operai pakistani, mentre gli autisti di autobus della SAPTCO sono quasi immancabilmente filippini, e cos via dicendo, tra una grande quantit di indiani, yemeniti, indonesiani, sudanesi, egiziani, somali ed anche qualche privilegiato lavoratore occidentale. Sarebbe facile ironizzare sul fatto che quando si entra in argomento di lavoro non c quasi mai lombra di un saudita, ma non vorrei scadere in un facile e scontato i numeri per riescono a raccontarlo meglio di tante parole: gli immigrati in Arabia Saudita rappresentano circa il 40% della popolazione totale (stime) ed assorbono circa i due terzi dei posti di lavoro disponibili. Tutto ci si traduce in un immenso beneficio per lannoiato viaggiatore alla ricerca di qualcosa di diverso dal solito piatto di (delizioso) riso e pollo o pane e agnello tipici della cucina saudita; non che manchino le grandi catene multinazionali di fast food americano a diversificare lofferta, ma il vero toccasana rappresentato dallabbondanza di ristoranti pakistani, bengalesi, indonesiani, indiani e filippini che offrono cos una grande variet potenziale al nostro men quotidiano. La cucina sudanese, yemenita ed egiziana da considerarsi troppo affine a quella saudita per poter offrire un vero cambiamento, anche se in questo caso gli umili legumi ed il poco considerato fegato prendono ampio sopravvento sulla pi aristocratica e dispendiosa carne. Filippini ed indonesiani apportano la giusta dose di pasta che mancava ormai da troppo tempo nella mia dieta, sottoforma di noodles fritti o in zuppa; a Jeddah, dove un cospicuo numero di questi ristoranti si concentra nella zona attorno alla Corniche Mall, negli esercizi pi temerari si arriva anche ad osare un accenno di alla cena, e non oso immaginare cosa possa accadere nelle ore pi tarde della serata. Lo stesso discorso vale per Riyadh, con i ristoranti situati nella zona Nord di Al Batha, anche se sfortunatamente non ho potuto riscontrare la stessa sfrontatezza di costumi. gestito dagli immigrati del Bangladesh, dove non mancano quindi gli insipidi e semplici piatti della cucina tradizionale bengalese, sempre per estremamente economici (si pu pranzare con 2 o 3 euro!) ed da un rinfrancante chay masala. A Yanbu predominano i pakistani mentre a Dammam si fanno largo anche gli indiani, ma in entrambi i casi ci si traduce in una cucina s estremamente variegata ma anche immancabilmente troppo speziata ed ultra piccante per le mie delicate papille gustative: non male per qualche giorno, ma preferisco riservarmi questesperienza mistica per il prossimo viaggio nel subcontinente! Non di solo ristoranti etnici ha goduto il Mercante tra la di immigrati, ma anche di quei veri artisti del rasoio che sanno essere i barbieri bengalesi ed indiani.